Non siete stato voi by Alessia Ferri

Non siete stato voi by Alessia Ferri

autore:Alessia Ferri [Ferri, Alessia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: People
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Morire a sedici anni in periferia: la storia di Davide Bifolco

Se nasci in certi posti la tua esistenza è in salita, anche se non fai del male a nessuno, anche se sei una brava persona. Perché la verità è che quando vivi nelle periferie finisci sempre nel mirino, e può capitare che, prima o poi, metaforicamente o meno, qualcuno spari. E che ad aiutarti non ci sia nessuno. Che ad ascoltarti non ci sia nessuno, perché se nasci in periferia sei considerato uno degli ultimi, e lo Stato con gli ultimi non perde tempo.

Se la tua casa è lontana dalle luci del centro e hai sedici anni, può capitare che una sera tu dia un bacio a tua madre, esca con gli amici e non ritorni più.

È quello che è successo a Davide Bifolco.

IL RACCONTO DEL PADRE, GIOVANNI BIFOLCO

«Ero a Pescara per lavoro. La mattina mi sono svegliato, ho acceso il cellulare e mi sono accorto che dalle 2:30 la mia famiglia aveva iniziato a cercarmi incessantemente. Ho subito chiamato casa e mia sorella mi ha detto che la moglie del collega che era con me aveva avuto un incidente, che stava molto male e che dovevamo tornare subito. Poi ha voluto parlare con lui, al quale ha raccontato un’altra storia, quella vera. Siamo partiti subito e io durante tutto il tragitto ho cercato di consolarlo. Una volta arrivati a Napoli gli ho proposto di accompagnarlo subito dalla moglie, ma lui mi ha fermato e mi ha detto: “Non è mia moglie, Giovà, fatti forza perché un carabiniere ha ammazzato tuo figlio”.»

La storia di Davide Bifolco inizia così, o meglio, finisce così, sull’asfalto del quartiere Traiano di Napoli la notte tra il 4 e il 5 settembre 2014. A raccontarla è il padre, Giovanni Bifolco.

Davide aveva sedici anni, giocava a calcio e sognava di togliere la propria famiglia da una vita di miseria, e «far viaggiare i suoi genitori in Ferrari, un giorno», come racconta il padre.

La sua vita, dicevamo, è finita quella notte.

La sera del 4 settembre Davide era tornato a casa verso l’1:30 di notte. «La madre gli aveva detto di andare a dormire ma lui aveva risposto che doveva tornare un attimo alla sala giochi per portare qualche euro a un ragazzino con il quale aveva giocato e aveva perso. “Torno tra cinque minuti, poi siccome non c’è papà mi metto a letto con te” aveva detto, prima di uscire.»

Purtroppo, però, in quel lettone non ci arrivò mai.

Alla sala giochi il ragazzo non è tornato da solo ma con due amici, in tre su un motorino. Non era lui a guidare ma un altro giovane, dei tre lui era seduto al centro.

Nel tragitto il veicolo ha incrociato una gazzella dei carabinieri, con all’interno alcuni agenti che credettero di aver riconosciuto proprio in Davide un latitante. Convinti di questo intimarono ai ragazzi di fermarsi, ma loro non lo fecero. Iniziò così un inseguimento.

«Viaggiavano senza assicurazione e si sono spaventati perché credevano che i carabinieri avrebbero sequestrato il mezzo.



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